Sorsi di cultura umbra

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Sorsi di cultura umbra Cantina Colle Uncinano
Sorsi di cultura umbra Cantina Colle Uncinano

L’Umbria, la nostra regione, è fra le più suggestive e incontaminate d’Italia. Siamo l’unica regione della parte peninsulare non bagnata dal mare ed il nostro territorio è in prevalenza collinare.
Noi umbri lamentiamo spesso questa lontananza anche se, le colline umbre, oltre ad incantare noi e tutti i viaggiatori, creano tutte le condizioni per un’ottima coltivazione della vite.

Infatti, la nostra rosa dei venti indica un  continuo salire e scendere di colli e pendii, caratterizzati dall’ordinato schieramento di vigneti e uliveti, dominati dalle nostre cittadelle e borghi medioevali ricchi di tipicità locali, poesia e tradizioni enogastronomiche.
E modestamente, il vino è uno dei pilastri della nostra cultura enogastronomica, che affonda le proprie radici nelle più genuine tradizioni contadine e rurali.

La storia enologica dell’Umbria inizia 3000 anni fa con gli Etruschi, il misterioso popolo che si era stabilito nella parte occidentale della nostra regione.
Il prestigio dei vini umbri è stato molto alto anche durante la successiva epoca Romana. Addirittura grandi poeti della classicità come Plinio il Vecchio e Marziale, hanno lodato le qualità del vino umbro nei loro componimenti.
Verso la fine del 1400, il vino umbro era molto apprezzato, soprattutto dai grandi artisti, che avevano la consuetudine di chiedere che parte del compenso per le loro opere fosse conferito in vino. E così hanno fatto anche il celebre pittore perugino Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, e il grande Pietro Vannucci, detto il Perugino.

Purtroppo, anche le migliori eccellenze umbre hanno scontato la marginalità che la nostra regione ha avuto nelle vicende culturali ed economiche degli ultimi secoli.
I nostri vigneti,  fondamentale risorsa  per l’economia regionale, sono stati sottoposti ad una notevole pressione, con lo scopo di massimizzare la produzione di vino anche scapito della qualità.
Anche la fama del Trebbiano Spoletino, vitigno autoctono umbro, è stata oscurata dalle necessità dei produtturi fino alla scomparsa della varietà.  Infatti, data l’adattabilità del Trebbiano a qualsiasi tipo di terreno, questo vitigno si è facilmente diffuso in tutto il centro Italia. Il vitigno ha assunto in ogni zona tipicità caratteristiche che hanno dato origine a vere e proprie varietà di Trebbiano. L’elevata produttività del Trebbiano, ne ha fatto un vino amato dalla stragrande maggioranza dei coltivatori, che lo hanno addirittura rinominato “scaccia debiti”.

All’inizio degli anni ‘60 abbiamo assistito ad un rilancio dell’enologia e della viticoltura in Umbria. Come produttori, abbiamo finalmente iniziato ad abbandonare la produzione di massa in favore della cultura della qualità.
E forse oggi, è proprio il termine qualità che contraddistingue meglio l’Umbria, terra di grandi vitigni e vini che restano nel cuore.

Gli Autori

L’Umbria, la nostra regione, è fra le più suggestive e incontaminate d’Italia. Siamo l’unica regione della parte peninsulare non bagnata dal mare ed il nostro territorio è in prevalenza collinare.
Noi umbri lamentiamo spesso questa lontananza anche se, le colline umbre, oltre ad incantare noi e tutti i viaggiatori, creano tutte le condizioni per un’ottima coltivazione della vite.

Infatti, la nostra rosa dei venti indica un  continuo salire e scendere di colli e pendii, caratterizzati dall’ordinato schieramento di vigneti e uliveti, dominati dalle nostre cittadelle e borghi medioevali ricchi di tipicità locali, poesia e tradizioni enogastronomiche.
E modestamente, il vino è uno dei pilastri della nostra cultura enogastronomica, che affonda le proprie radici nelle più genuine tradizioni contadine e rurali.

La storia enologica dell’Umbria inizia 3000 anni fa con gli Etruschi, il misterioso popolo che si era stabilito nella parte occidentale della nostra regione.
Il prestigio dei vini umbri è stato molto alto anche durante la successiva epoca Romana. Addirittura grandi poeti della classicità come Plinio il Vecchio e Marziale, hanno lodato le qualità del vino umbro nei loro componimenti.
Verso la fine del 1400, il vino umbro era molto apprezzato, soprattutto dai grandi artisti, che avevano la consuetudine di chiedere che parte del compenso per le loro opere fosse conferito in vino. E così hanno fatto anche il celebre pittore perugino Bernardino di Betto, detto il Pinturicchio, e il grande Pietro Vannucci, detto il Perugino.

Purtroppo, anche le migliori eccellenze umbre hanno scontato la marginalità che la nostra regione ha avuto nelle vicende culturali ed economiche degli ultimi secoli.
I nostri vigneti,  fondamentale risorsa  per l’economia regionale, sono stati sottoposti ad una notevole pressione, con lo scopo di massimizzare la produzione di vino anche scapito della qualità.
Anche la fama del Trebbiano Spoletino, vitigno autoctono umbro, è stata oscurata dalle necessità dei produtturi fino alla scomparsa della varietà.  Infatti, data l’adattabilità del Trebbiano a qualsiasi tipo di terreno, questo vitigno si è facilmente diffuso in tutto il centro Italia. Il vitigno ha assunto in ogni zona tipicità caratteristiche che hanno dato origine a vere e proprie varietà di Trebbiano. L’elevata produttività del Trebbiano, ne ha fatto un vino amato dalla stragrande maggioranza dei coltivatori, che lo hanno addirittura rinominato “scaccia debiti”.

All’inizio degli anni ‘60 abbiamo assistito ad un rilancio dell’enologia e della viticoltura in Umbria. Come produttori, abbiamo finalmente iniziato ad abbandonare la produzione di massa in favore della cultura della qualità.
E forse oggi, è proprio il termine qualità che contraddistingue meglio l’Umbria, terra di grandi vitigni e vini che restano nel cuore.

Gli Autori